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Ma il Distal Jet funziona?

la distalizzazione dei molari, con il Distal Jet o apparecchi simili, si basa sull`idea di applicare una molla che li spinga indietro mentre un bottone di resina sul palato e un ancoraggio dentale si oppongano al movimento degli altri denti

1 luglio 2009 / Lettere colleghi

Caro Francesco,
approfitto della nostra amicizia per porti un quesito sulla distalizzazione dei molari superiori. Negli ultimi anni, mi viene da più parti proposto un dispositivo che si chiama Distal Jet e che sulla carta sembra avere tutte le caratteristiche per essere un buon apparecchio; in particolare sono attratto dalla mancata necessità di collaborazione da parte del paziente ed anche il suo utilizzo sembra essere molto semplice. Non ti sembra un passo avanti non dover sempre chiedere al paziente ed ai genitori di mettere la trazione extraorale? Ed anche i tempi di cura, non dovrebbero accorciarsi di molto se i molari vanno indietro da soli ed in poco tempo? Ti saluto e ringrazio.
Dott. Gianluigi Valentini gianluigivalentini@virgilio.it

 

Caro Luigi,
la distalizzazione dei molari, con il Distal Jet o apparecchi simili (ne esistono diversi sul mercato), si basa sull’idea di applicare una molla che li spinga indietro mentre un bottone di resina (tipo Nance) sul palato e un ancoraggio dentale si oppongano al movimento in avanti degli altri denti.

L’idea non è nuova, anzi, direi che è sempre la stessa e nei suoi principi base è identica nel Pendulum o nell’utilizzo di apparecchi mobili con resina sul palato e finger springs per i molari o nell’utilizzo dell’arco di Nance come ancoraggio mentre si utilizzano molle sul filo contro i molari. In letteratura quelle meccaniche sono state analizzate per anni e la conclusione era sempre la stessa: questi dispositivi perdono ancoraggio e non riescono oltretutto a distalizzare i molari; quindi non mi sono stupito nel constatare che il Distal Jet pone gli stessi problemi della categoria di apparecchi da cui deriva.

Infatti, poter pensare che un bottone di resina, anche se più largo (e si assiste ad esperti che suggeriscono di allargarlo sempre di più), possa costituire ancoraggio, è pia illusione. Non lo era trenta anni fa e non lo è oggi. Dunque se il bottone di resina non è un ancoraggio, cosa accade mentre le molle cercano di distalizzare i molari? Accade l’inevitabile, ossia la perdita di ancoraggio a carico dei premolari e canini, che scivolano inesorabilmente in avanti.

Basta vedere i casi che sono stati proiettati alla SIDO all’ultimo congresso per non aver più dubbi sull’argomento. Il difetto di quell’apparecchio, non è soltanto nell’ancoraggio insufficiente su cui si basa, ma anche sul fatto che durante il tentativo di distalizzazione dei molari, esso si ancori sui premolari e canini. Il risultato sarà che premolari e canini verranno spinti in direzione mesiale invece che andare spontaneamente indietro, come invece accade con la trazione extraorale, aggravando il lavoro di correzione della II° Classe.

Se paragoni il Distal Jet con una trazione extraorale, vedrai come quest’ultima non abbia alcun problema di ancoraggio, consenta la distalizzazione spontanea dei premolari (invece di spingerli in direzione opposta) e sia efficace nella distalizzazione corporea dei molari. Dunque la partita è vinta 4 a 0. Come da sempre ho sostenuto, il Distal Jet non avrà la capacità di far vedere se le molle possono o meno distalizzare in maniera corporea i molari, fino a che non abbandoni il suo sistema di “non” ancoraggio (e dunque cambi sostanzialmente la sua struttura) per ancorarsi a dei mini impianti nel palato (ancoraggio sicuro). Non a caso, fino ad oggi, lo abbiamo sempre visto alle prese con I° Classi o al massimo con II° Classi monolaterali (anche sul libro che hanno stampato) Caro Luigi ti saluto e ti esorto a non abbassare la guardia ma a ragionare sempre sugli apparecchi che ti propongono.

vai anche a vedere la lettera che ci ha inviato l'ideatore del Distal Jet