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le altezze degli attacchi nella tecnica straight wire  secondo Roth

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La tecnica filo dritto richiede una particolare attenzione nel momento in cui si inseriscono gli attacchi sui denti (bonding). Infatti, visto che la tecnica si basa sull'utilizzo di un filo dritto e prevede di fare meno pieghe possibili durante tutta la cura, è bene che gli attacchi siano posizionati correttamente sui denti, in maniera tale che alla fine della cura, con i denti perfettamente allineati, sia possibile inserire un filo in acciaio perfettamente dritto e senza alcuna piega.

Nella tecnica edgewise è normale poter fare delle pieghe sui fili per poter compensare eventuali errori di posizione degli attacchi; inoltre gli attacchi edgewise standard non hanno alcuna informazione inserita nello slot (tip, torque o in-out) e dunque non risentono molto della loro posizione più o meno alta sui denti. Sarà l'ortodontista a fare continue pieghe sui fili per posizionare il dente come desiderato. Nella tecnica filo dritto, il concetto di movimento ortodontico è invece inserito, fin dall'inizio, in ogni singolo attacco.

Per questo, quando posizioniamo un attacco straight wire su un canino, quell'attacco possiede già tutte le informazioni corrette per la posizione finale di quel dente e cioè quanto torque deve avere, quanto tip deve avere e quale deve essere la sua posizione in senso vestibolo linguale rispetto agli altri denti (in-out). Dunque, per poter sfruttare al massimo le caratteristiche ultraspecialistiche di questi attacchi, dobbiamo sapere dove posizionarli, visto che questo ha delle ripercussioni sulle informazioni che quel dente riceve e dunque sulla sua posizione finale.

Se utilizziamo degli attacchi filo dritto secondo Roth (ma anche negli altri casi) dobbiamo rispettare questo semplice criterio:

In pratica si misura la distanza che va dal margine incisale allo slot dell'attacco (x). Questa distanza sui premolari (si comincia il "bonding dei brackets" dai premolari) è di circa 4 mm. Dunque cerchiamo di piazzare lo slot dell'attacco a circa 4 mm dal margine incisale; se questo non è possibile, perchè magari posizionandolo a 4 mm l'attacco finisce sulla gengiva, dobbiamo ripiegare su una distanza minore, cioè 3 mm. Viceversa, se 4 mm non è possibile, perchè l'attacco finisce per toccare con i denti antagonisti e quindi va abbassato verso la gengiva, ripiegheremo su una altezza di 5 mm.

Qualunque sia l'altezza che siamo riusciti ad avere sui premolari, questa diventa la x della tabella di cui sopra e dunque quando andiamo a metter l'attacco sul canino, questo dovrà essere messo ad una distanza dal margine incisale di x più 0,5 mm. Infatti il canino dovrà, alla fine del trattamento, essere più lungo di mezzo millimetro rispetto ai premolari ed incisivi, in modo da poter esercitare la guida canina.

A questo punto si passa agli incisivi, che devono avere gli slot (si parla sempre di slot e non di attacchi) alla stessa altezza dei premolari. Per i molari, invece vale la regola dell'x (altezza sui premolari) meno mezzo millimetro, in maniera tale da essere meno sporgenti, rispetto ai premolari e quindi non causare dei precontatti o delle interferenze nei movimenti occlusali.

Dunque se vogliamo adesso rifare la tabella che vediamo in alto, con le misure ottimali, dovremmo scriverla così:

e dobbiamo ricordare che i mm si contano dallo slot dell'attacco, al margine incisale dei denti, con l'aiuto di una sonda parodontale millimetrata. Buon lavoro

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