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malocclusione di seconda classe

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Le malocclusioni di seconda classe scheletrica sono  caratterizzate da una discrepanza della basi ossee (mandibola e mascellare superiore) per cui la mandibola è troppo indietro (sfuggente) oppure il mascellare superiore è troppo in avanti o ambedue le possibilità.

Infatti, non sono i denti che sono "troppo sporgenti" ma sono le basi ossee ad essere disarmoniche e i denti ne subiscono le conseguenze.

Si realizza pertanto una malocclusione detta di seconda classe scheletrica, nella quale i molari superiori sono troppo in avanti rispetto agli inferiori e devono essere riportati al posto giusto durante la cura.

In più possono essere presenti tutti gli altri problemi ortodontici comuni alle altre classi (prima e terza), quali gli affollamenti dentari, il morso aperto, il morso profondo, il morso crociato etc.

Costituiscono la maggior parte delle malocclusioni che si presentano all’ortodontista e richiedono un trattamento che sia centrato sulla correzione della relazione molare. Infatti questa è la prima cosa che deve essere fatta nella cura delle seconde classi ed è anche una delle cose più difficili da ottenere.

seconda classe scheletrica, frankel 2, retrognazia mandibolare seconda classe molare, morso profondo seconda classe molare e canina, morso profondo

mandibola retrognatica rapporti molari di seconda classe

Ci sono moltissimi apparecchi e tecniche che promettono la distalizzazione (così si chiama il loro spostamento indietro) dei molari e pochissime invece che la realizzano veramente. E' bene utilizzare solo quegli apparecchi che possono assicure il risultato e che, in una graduatoria di merito sono:

Infatti il grosso problema nella distalizzazione dei molari non è la corona del dente, che in qualche maniera riesce a spostarsi in dietro, ma le radici del dente (ben tre) che si spostano solamente con apparecchi appropriati. Il rischio è quello di ottenere uno spostamento solo a metà che recidiverà inevitabilmente dopo la cura e di realizzare comunque una occlusione scorretta a livello molare (vedi anche I° chiave di Andrews).

Di proposito abbiamo evitato di inserire tra le terapie possibili quella "funzionale" che attraverso l'uso di attivatori o di stimolatori della crescita mandibolare (apparecchi mobili che obbligano il paziente a chiudere la bocca in avanzamento) cerca di correggere il deficit mandibolare; questa scelta è stata dettata dal fatto che nessun attivatore, nella soria dell'ortodonzia, è mai riusito a far crescere una mandibola e pertanto, dopo la pubblicazione di numerosi studi che hanno accertato questo, noi non la proponiamo più ai nostri pazienti. Riconosciamo tuttavia un possibile ricorso alla terapia funzionale ma solo in particolari casi e sempre coadiuvata dalla terapia convenzionale di tipo fisso.

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